.
.
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
Cansano (L’Aquila) Ocriticum Museo dell’emigrazione.
Il paradigma dell’emigrazione ispira questa installazione di Antonio Marchetti espressamente realizzata per Cansano. Un paradigma del moderno e della contemporaneità raccolto in una pittura tridimensionale fatta di abiti, stracci e oggetti “narrativi” sulla quale si sovrappone una videoproiezione archeologica – antropologica; mentre il sonoro comprime lo spazio, pressurizzandolo, in ossessivo e ripetitivo leit-motiv acustico che martella la mente e le memorie. Non si pensa solo alle emigrazioni di almeno due terzi del secolo XIX, degli italiani del ceto medio alfabetizzato, degli esuli, dei patrioti e degli aristocratici che in America o in Inghilterra fondarono riviste e imprese. Qui ci si riferisce soprattutto ai quattro milioni di emigranti che si spostarono tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, spesso analfabeti, sino a quelli intervistati da Mario Soldati nelle banchine dei porti negli anni Cinquanta ai quali chiedeva: “Cosa vi siete portati da leggere?”
La storia si svolge per specularità rovesciate. Noi da diversi anni conosciamo l’immigrazione, siamo l’America per centinaia di migliaia di persone. Lampedusa, o le rive fatali, i centri di prima accoglienza sono la Ellis Island nostrana. I nostri comportamenti sono il riflesso nello specchio scuro di una memoria che rimesta nel corpo della nostra identità.
Senza esprimere giudizi o valutazioni “morali”, più semplicemente, l’intenzione di Antonio Marchetti è quella dell’arte: invitarvi nelle proprie stanze offrendovi una narrazione contemporanea.
In fondo anch’io – scriveva Ennio Flaiano di se stesso – sono un emigrante, un emigrante intellettuale.
Opere in sospensione.
Misuratori d’aria e di correnti, ma d’interno.
Guardare verso l’alto, dove in genere non guardiamo mai, radicati come siamo alla linea terrestre ed alle superficii verticali ad essa perpendicolari.
.
.